ddl chi ride è frocio

Minchia che weekend.
Mesi di niente assoluto e poi in due giorni si scatena l’apocalisse.
Venerdì Pio e Amedeo ci convincono che bisognerebbe tornare a chiamare ricchioni gli omosessuali.
Neanche 24 ore e Fedez ci rimette tutti in riga.
Hanno riaperto le gabbie e ci siamo scatenati.

Eppure è semplice.
Non è politica. Ridurre tutto a destra o sinistra mi sembra limitante.
Si tratta di decidere se essere degli esseri umani o degli stronzi.
Stronzi è la parola giusta.
Siccome è tutta una questione di parole, dobbiamo cercare anche noi di trovare delle parole giuste. Ma non quelle difficili delle istituzioni. Quelle dell’uomo della strada. Che funzionano sempre.
Stronzo può andare bene.
Più comprensibile (e onnicomprensivo) di omofobo.
In alternativa, si abbina bene anche pezzo di merda.

E ora qualche altra parola dell’uomo della strada.

Basta col politicamente corretto.
Massima solidarietà ai colleghi Pio e Amedeo. Fare ridere senza perculare donne, ricchioni e negri è oggettivamente più difficile.
L’incubo del comico.
Un marito cornuto funziona solo se l’amante della moglie è il negro di whatsapp. Senza la prospettiva di una minchia di 30 cm non è plausibile che una donna possa tradire noi mariti perfetti.
E che gusto c’è a chinarsi a raccogliere una saponetta nella doccia se non c’è neanche il rischio che qualcuno te lo cacci in culo?
È finita.
Ti passa anche la voglia di lavarti.

Ci attende un futuro grigio senza risate.
Già è un anno che non ci fanno lavorare, poi quando si riparte non si può più scherzare su niente.
Ci manca solo che insorga la lobby delle bucce di banana e possiamo cambiare mestiere.
Ribadisco massima solidarietà.

E massimo impegno nell’includere nel DDL Zan i dovuti ammortizzatori sociali per i comici che con queste restrizioni non riusciranno più a far ridere.

Purché si levino dal cazzo.

Poi possiamo tornare al politically correct.

Emoji gentile.